 (...) Sotto di lui viveva il poeta Giosuè Bonetti, ormai novantenne, che ogni mattina presto se ne andava in giro ai fossi, a bere coi barrocciai, a osservare i pescatori che rammagliavano le reti. In mezzo a quella “eterogenea umanità dispersa” che si trascinava per i moli e le strade, quei: “masnadieri che fecero di Livorno il paradiso dei senza-patria”. Col suo cappellone in testa, avvolto nella mantella nera di panno, sfoggiando una lunga barba bianca alla Mosè e una salute di ferro, se ne usciva di casa come attirato dal canto delle sirene.
(...) Sotto di lui viveva il poeta Giosuè Bonetti, ormai novantenne, che ogni mattina presto se ne andava in giro ai fossi, a bere coi barrocciai, a osservare i pescatori che rammagliavano le reti. In mezzo a quella “eterogenea umanità dispersa” che si trascinava per i moli e le strade, quei: “masnadieri che fecero di Livorno il paradiso dei senza-patria”. Col suo cappellone in testa, avvolto nella mantella nera di panno, sfoggiando una lunga barba bianca alla Mosè e una salute di ferro, se ne usciva di casa come attirato dal canto delle sirene.Presso l'Editore Soffiantini di Livorno è in preparazione il libro "Umanità dispersa" con la raccolta completa dell'opera del Poeta scomparso il 12 maggio 1957. Vincitore nel 1955 del Premio Semprini a Castiglioncello.
 
 
 
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